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domenica 19 luglio 2015

Speciale aniversario di Paolo Emanuele Borsellino





Oggi ricorre l'aniversario della morte di Paolo Emanuele Borsellino; nato a Palermo, 19 gennaio 1940 (morto a  Palermo il 19 luglio 1992) magistrato italiano, assassinato da cosa nostra nella strage di via d'Amelio.
 E' considerato uno dei personaggi più importanti e prestigiosi nella lotta alla mafia in Italia, insieme al collega ed amico Giovanni Falcone.

Nel 1963 Borsellino partecipò ad un concorso per entrare nella magistratura italiana; classificatosi venticinquesimo sui 171 posti messi a bando. Divenne il più giovane magistrato d'Italia.
Nel 1975 venne trasferito presso l'Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo.
Nel 1980 Borsellino continuò l'indagine sui rapporti tra i mafiosi di Altofonte e Corso dei Mille iniziata dal commissario Boris Giuliano (ucciso nel 1979).




Il giudice Caponnetto decise di istituire presso l’Ufficio istruzione un "pool antimafia", ossia un gruppo di giudici istruttori che si sarebbero occupati esclusivamente dei reati di stampo mafioso e, lavorando in gruppo, essi avrebbero avuto una visione più chiara e completa del fenomeno mafioso e, di conseguenza, la possibilità di combatterlo più efficacemente.


Nel racconto che ne fece lo stesso Borsellino, il pool nacque per risolvere il problema dei giudici istruttori che lavoravano individualmente, e separatamente, senza che avvenisse scambio di informazioni fra quelli che si occupavano di materie contigue, cosa che avrebbe potuto consentire una maggiore efficacia nell'esercizio della azione penale il cui coordinatamento avrebbe consentito di fronteggiare meglio il fenomeno mafioso nella sua globalità.

Per ragioni di sicurezza, nell'estate 1985 Falcone e Borsellino furono trasferiti insieme alle loro famiglie nella foresteria del carcere dell'Asinara.

Intanto il maxiprocesso di Palermo che scaturì dagli sforzi del pool iniziò in primo grado il 10 febbraio 1986, presso un'aula-bunker appositamente costruita all'interno del carcere dell'Ucciardone a Palermo per accogliere i numerosi imputati e numerosi avvocati.
Si concluse il 16 dicembre 1987 con 342 condanne, tra cui 19 ergastoli.







Il 19 dicembre 1986 Borsellino chiese ed ottenne di essere nominato Procuratore della Repubblica a Marsala.
Nel 1987, mentre il maxiprocesso di Palermo si avviava alla sua conclusione, Antonino Caponnetto lasciò il pool per motivi di salute e tutti (Borsellino compreso) si attendevano che al suo posto fosse nominato Falcone, ma il Consiglio Superiore della Magistratura non la vide alla stessa maniera e il 19 gennaio 1988 nominò Antonino Meli.
Borsellino rimase molto deluso e per poter mantenere il pool fece svariate interviste dove attaccava il CSM.


"Si doveva nominare Falcone per garantire la continuità
all'Ufficio"
"Hanno disfatto il pool antimafia"
"Hanno tolto a Falcone le grandi inchieste"
"La squadra mobile non esiste più"
"Stiamo tornando indietro, come 10 o 20 anni fa"


Nel settembre del 1991 cosa nostra aveva già abbozzato progetti per l'uccisione di Borsellino. A rivelarlo fu il collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara, mafioso di Castelvetrano a cui il suo capo Francesco Messina Denaro aveva detto di tenersi pronto per l'esecuzione, che si sarebbe dovuta effettuare mediante un fucile di precisione o con un'autobomba.





Tuttavia Calcara fu arrestato il 5 novembre e la sua situazione in carcere si fece assai pericolosa poiché, secondo quanto da lui stesso indicato, aveva in precedenza intrecciato una relazione con la figlia di uno dei capi di Cosa Nostra, uno sbilanciamento del tutto contrario alle "regole" mafiose e sufficiente a costargli la vita.

Il 23 maggio 1992, in un attentato dinamitardo sull'autostrada di Capaci, persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta.
Borsellino risponde così ad un intervista per la morte di Falcone.


 « Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninni Cassarà...
 Mi disse: "Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano". »

Borsellino rilasciò interviste e partecipò a numerosi convegni per denunciare l'isolamento dei giudici e l'incapacità o la mancata volontà da parte della politica di dare risposte serie e convinte alla lotta alla criminalità. 
In una di queste Borsellino descrisse le ragioni che avevano portato all'omicidio di un giudice e prefigurò la fine (che poi egli stesso fece) che ogni giudice "sovraesposto" è destinato a fare.

Due mesi prima di essere ucciso, Paolo Borsellino rilasciò un'intervista molto importante che parlava dell'infiltrazione della mafia nelle industrie del nord.




Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia di Carini con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre. Una Fiat 126 imbottita di tritolo che era parcheggiata sotto l'abitazione della madre detonò al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque agenti di scorta
Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della scorta

Il 24 luglio circa 10.000 persone parteciparono ai funerali privati di Borsellino (i familiari rifiutarono il rito di Stato; la moglie Agnese Borsellino accusava il governo di non aver saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza dei politici), celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna e periferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva, nelle domeniche di festa. L'orazione funebre la pronuncia Antonino Caponnetto, il vecchio giudice che diresse l'ufficio di Falcone e Borsellino: 

«Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi»


Sulla sua vita è stato fatto un film, ecco qui un piccolo estratto:





Fede e Shawy 

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