Visualizzazioni totali

martedì 18 agosto 2015

Novità: La nascita del Giallo


Il padre del racconto poliziesco abbiamo visto essere ritenuto da tutti lo scrittore Edgar Allan Poe che ideò nel 1841 il primo detective della letteratura poliziesca: Auguste Dupin, protagonista del racconto I delitti della rue Margue.



La grande fiducia nella scienza, a fine secolo, fa ritenere che anche i casi polizieschi più oscuri possono essere compresi attraverso l’analisi scientifica degli indizi, ad opera di un investigatore che esamini con cura le tracce, controlli gli alibi, raccolga testimonianze e prove schiaccianti, elabori e verifichi ipotesi, così come fa lo scienziato in laboratorio.

Anche i luoghi appaiono verosimili: la loro descrizione dà al lettore l’impressione di essere presente sulla scena, di partecipare alla vicenda narrata. Le storie poliziesche sono ambientate, di solito, in luoghi chiusi o ben definiti.



 Questi luoghi così delimitati permettono all’autore di determinare con precisione il cerchio dei sospetti, che sono tutti i presenti. Tipico dei più famosi racconti gialli è il mistero della camera chiusa che viene utilizzato da molti scrittori e che compare già nel primo racconto giallo I delitti della rue Margue.

A tale riguardo è caratteristica la figura di Sharlock Holmes il detective creato dalla penna di Arthur Conan Doyle (1859-1830), il cui metodo d’indagine verrà utilizzato da Scotland Yard, la famosa polizia inglese.

Il primo esempio di romanzo italiano che presenta molte caratteristiche del poliziesco è Il mio cadavere, pubblicato nel 1852, del napoletano Francesco Mastriani. Nel romanzo appare la figura del dottor Weiss, un medico investigatore che anticipa di trentacinque anni Sherlock Holmes e il dottor Watson.



Ma è soprattutto nel 900 che questo genere letterario si afferma e diventa molto popolare, grazie anche al cinema e, successivamente, alla televisione.













La struttura del romanzo Giallo


La struttura del romanzo Giallo è molto semplice e costituita da uno schema

Antefatto; viene descritta dall’autore la situazione di partenza, di solito tranquilla: è presentata la vittima ancora viva o è narrata la scoperta del suo cadavere; in seguito appare l’investigatore che giunge a coscienza del delitto avvenuto, attraverso una telefonata, leggendo il giornale o trovandosi per caso sul luogo dell’omicidio.

Enigma; viene messo in luce ciò che di misterioso circonda l’assassinio avvenuto e che richiede l’avvio di un’inchiesta.

Inchiesta; attraverso la ricerca di tracce, l’interrogatorio di testimoni, il controllo degli alibi…l’investigatore giunge piano piano alla scoperta dei moventi dei vari sospettati.

Soluzione; con un colpo di scena inaspettato o con la rivelazione di un indizio finora apparso poco rilevante, l’investigatore dimostra la colpevolezza dell’assassino, che è costretto a confessare.




I personaggi del romanzo Giallo


La vittima; anche se non compare in scena o se viene presentata soltanto all'inizio della narrazione, la vittima è un personaggio fondamentale; a essa, infatti, si riferiscono i diversi personaggi e sulla sua figura è organizzata tutta l’azione. E’ necessario, perciò, sapere chi è, come vive, dove abita, il suo passato, i rapporti che lo legano agli altri personaggi.






L'assassino
; qualsiasi personaggio, tra quanti appaiono in scena, può essere l’assassino. Sospettato meno di altri, che hanno anch'essi moventi validi per uccidere, viene scoperto non perché si tradisce o perché viene denunciato, ma grazie all'abilità dell’investigatore.





L'investigatore; ci sono diverse e famose figure di investigatori che presentano caratteristiche molto diverse tra loro. Ciò che accomuna questi personaggi è la loro verosimiglianza: essi devono sembrare reali perché solo in questo modo il lettore può sentirsi coinvolto nell'indagine.
In prevalenza si tratta di persone non sottoposta alle regole rigide della polizia ufficiale: sono investigatori privati o poliziotti in pensione o dilettanti che sono diventati abili nell'investigazione.


Sherlock Holmes

"Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità."

Non si può parlare del romanzo Giallo senza tirar fuori l'emblematico Sherlock Holmes.

Comparso in quattro romanzi e cinquantasei racconti, il personaggio è assurto al ruolo di icona della letteratura gialla, superando di gran lunga la fama del suo stesso creatore.

Le avventure di Holmes sono raccontate dal suo amico, il dottor John Watson, che Holmes conosce nel 1881 quando cerca un coinquilino con cui dividere l'appartamento al 221B di Baker Street. Watson è una sorta di alter ego dello stesso Conan Doyle (anch'egli laureato in medicina).





   (Qui sopra a sinistra Doyle da giovne, mmmmh coincidenze? Io non credo...)



Holmes ha un buon rapporto solo con il dott. Watson, mentre appare emotivamente molto distaccato e disinteressato agli altri. Tende, poi, a mantenersi lontano affettivamente dalle donne, e questo per mantenere la mente sempre lucida e sgombra da pensieri inutili e svianti ("l'amore è un'emozione, e tutto ciò che è emozione contrasta con la fredda logica che io pongo al di sopra di tutto.")

Solo nel racconto Uno scandalo in Boemia Holmes mostra di provare una grande ammirazione per Irene Adler, l'unica donna che sia mai riuscita a ingannarlo, ma tale sentimento non può essere definito amore. Inoltre, questo incontro (o scontro) con una donna intelligente da parte di Holmes allevia leggermente la sua leggera sfiducia nel genere femminile. Holmes si mostra abbastanza misogino in molti casi, anche se non sappiamo molto della sua vita personale in senso stretto. 

 E ora sfatiamo un mito....

Il modo di dire più tipico attribuito ad Holmes è la frase «Elementare, Watson!» (Elementary, my dear Watson!), quando egli spiega, con una certa sufficienza, all'amico medico la soluzione di un caso. In realtà questa celebre frase non è mai stata pronunciata testualmente dal personaggio nelle storie scritte da Doyle.



La frase «Elementare, mio caro Watson!» è stata resa popolare dal cinema e appare per la prima volta in un film del 1907, The Return of Sherlock Holmes.
La frase «Oh, this is elementary, my dear Watson» fu in realtà inventata dall'attore e drammaturgo statunitense William Gillette, per il dramma teatrale Sherlock Holmes del 1899, scritto in collaborazione con lo stesso Conan-Doyle.


Shawy <3

Nessun commento:

Posta un commento