Giovanni Ansaldo nato a Genova il 28 novembre 1895 e morto a Napoli, il 1º settembre 1969 è stato un giornalista e scrittore italiano.
Discendente da una colta famiglia borghese genovese, era nipote del Giovanni Ansaldo fondatore della società industriale di famiglia.
Esordì sulla carta stampata nel 1913. Nello stesso periodo iniziò a collaborare con la rivista «L'Unità», fondata da Gaetano Salvemini, verso il quale nutrì sempre un'incondizionata ammirazione.
Nel 1915, all'età di vent'anni, partecipò al "maggio radioso" e al noto episodio dell'inaugurazione del monumento di Quarto da parte di Gabriele d'Annunzio.
Quindi partì per la prima guerra mondiale come ufficiale.
P Combatté nelle trincee sul fiume Isonzo, in Francia e poi in Renania.
P Combatté nelle trincee sul fiume Isonzo, in Francia e poi in Renania.
Tornato in Patria, decise di avviarsi alla carriera accademica.
Amico di Piero Gobetti, nonché dotato di una vasta cultura, Ansaldo fu anche l'articolista principe della sua rivista «La Rivoluzione liberale» (1922-1925).
Come redattore capo del «Lavoro», nel 1925 fu tra i firmatari del
Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce.
Il 28 novembre 1926, quando aveva poco più di trent'anni, lasciò Genova per entrare clandestinamente in Francia, dove avrebbe vissuto da rifugiato politico.
Ma a Como fu arrestato in una retata di antifascisti.
Fu condannato al confino nell'isola di Lipari (30 maggio 1927).
Decise di chiedere la grazia, che gli fu concessa ai primi di settembre.
Tornato in libertà (8 settembre 1927), si vide interdetta la firma, ma continuò a pubblicare sul «Lavoro» attraverso lo pseudonimo Stella Nera.
Dopo la caduta del regime fascista (25 luglio 1943), Giovanni Ansaldo si arruolò volontario nel nuovo esercito di Badoglio (27 luglio).
Il 12 settembre fu catturato dai tedeschi mentre si trovava in Dalmazia e rinchiuso in alcuni campi di prigionia, prima in Polonia, poi in Germania.
Non aderì alla Repubblica sociale e rimase internato per quasi due anni nel campo di Gross Hesepe.
Finita la guerra, Ansaldo riprese la via dell'Italia nel settembre 1945, quattro mesi dopo la fine del conflitto.
Durante il viaggio fu però riconosciuto da un ferroviere e arrestato.
Durante il viaggio fu però riconosciuto da un ferroviere e arrestato.
Trascorse la prigionia dapprima nel campo di Coltano, poi a Firenze e quindi nell'isola di Procida. Nell'estate del 1946 beneficiò dell'amnistia e fu liberato.
Il giornalista, che riscuoteva la piena fiducia di Longanesi, divenne in breve tempo il suo alter ego e pubblicò tutti i propri libri con la sua casa editrice.
Nello stesso anno arrivò una nuova nomina: Ansaldo fu chiamato a dirigere il maggiore quotidiano napoletano, «Il Mattino».
Ansaldo resse la direzione del giornale per quindici anni,
fino al 1965, quando concluse la sua carriera.
Fede<3
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