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domenica 30 agosto 2015

Recensione cartone animato: "Coraline e la porta magica"





Titolo originale: Coraline
Lingua originale: Inglese
Anno di produzione: 2009
Paese di produzione: U.S.A
Durata: 100min
Genere: Fantasy, Horror, Dark Fantasy
Regia: Henry Selick



 Recensione:


Coraline e la porta magica è un film d'animazione in stop-motion del 2009.
 Il film è basato sul racconto Coraline, scritto da Neil Gaiman, pubblicato in Italia dalla Arnoldo Mondadori Editore nel 2002.
Il film d'animazione è incentrato sulla storia di  Coraline, una ragazzina che si è appena trasferita in una grande casa isolata di circa 150 anni sperduta tra le colline con i suoi genitori
 (scrittori di libri botanici), che sono molto occupati per il trasloco e con il loro lavoro e per questo non frequentano quasi mai la bambina.
Coraline  esplora i dintorni della sua nuova casa e ha il tempo di conoscere i suoi bizzarri coinquilini che sono due eccentriche anziane attrici teatrali ormai in pensione di nome Mrs. 
April Spink e Mrs. Miriam Forcible, e uno stravagante e anch'egli eccentrico artista di nome Bobinski che dice di possedere un circo di topi ballerini.







 Inoltre Coraline conosce anche Wybie, uno strano ragazzino all'incirca della sua età abitante in una casa un po' distante dalla sua che se ne va sempre in giro con un gatto nero e la cui nonna con la quale vive è la proprietaria degli appartamenti dove vivono Coraline e i suoi vicini.
 La nonna di Wybie aveva una sorella, scomparsa ancora bambina, e ha proibito al nipote di entrare in quella casa per qualche particolare motivo che però il ragazzo preferisce non rivelare. 
Lo stesso Wybie, un giorno, regala a Coraline una strana bambola somigliante a Coraline stessa, dicendole di averla trovata nel baule della nonna. 
Un giorno, esplorando l'appartamento, Coraline scopre una porticina murata e ricoperta dalla carta da parati che fa aprire a sua madre. 





Non appena ha visto che è murata non le dà troppo conto, ma la notte seguente i mattoni svaniscono e dei topolini attirano la bambina attraverso la porta: 
dopo aver attraversato un tunnel, Coraline si ritrova in una casa in tutto e per tutto uguale alla sua, ma più bella e colorata. Ben presto conosce due persone identiche ai suoi genitori, 
ma che al contrario di essi la riempiono di attenzioni.







 Dopo essere andata a letto Coraline, la mattina dopo quando si sveglia si ritrova nella sua vera dimensione, come se avesse fatto un sogno.
 La notte stessa Coraline ritorna nell'altra dimensione.







Una sera come tante, l'altra madre propone a Coraline di restare per sempre lì con lei: Coraline è entusiasta all'idea di restare nell'altra dimensione, ma l'altra madre le rivela che se vorrà restare dovrà però farsi cucire anche lei dei bottoni sugli occhi. 
La ragazzina rifiuta e comincia a pensare di fuggire. 
SPOILER Di lì a poco incontra il gatto di Wybie, che nell'altra dimensione sa parlare e le rivela la verità: l'altra madre vuole qualcuno da amare e vuole rapire Coraline dal mondo reale. 
La ragazzina prova a scappare, ma viene scoperta dall'altra madre che dopo aver assunto in parte le sue vere sembianze ossia una orribile megera alta e scheletrica simile
A Crudelia De Mon





 (al completo è un ragno meccanico), la rinchiude in uno specchio: qui scopre i fantasmi di tre bambini, che le rivelano tutto. 
L'altra madre è un malvagio essere che si nutre dell'anima dei bambini: li attira viziandoli, per poi cucirgli dei bottoni sugli occhi e succhiargli la vita.
 I bambini le rivelano che la dimensione parallela altro non è che un mondo distorto, creato dalla "donna-ragno", la quale spia i bambini dagli occhi della bambola per capire cosa non va nella loro vita e per creare un mondo secondo i loro desideri. 






Tutte le altre persone presenti nella dimensione distorta, "altro padre" compreso, altro non sono che mostri, pupazzi, marionette create ad hoc, che le ubbidiscono ma sembrano avere una volontà propria.
SPOILER Tuttavia, qui si accorge che i suoi genitori sono spariti. 
Quella notte il gatto di Wybie le fa capire che sono stati rapiti dall'altra madre per attirare di nuovo Coraline da lei. 
SPOILER La bambina si fa coraggio e l'affronta per liberare i propri genitori, proponendole di fare un gioco: se riuscirà a trovare gli occhi dei bambini fantasma e i suoi genitori potranno andarsene via tutti, in caso contrario resterà per sempre con la strega.
 Con l'aiuto di un amuleto donatole da Mrs. Spink e Mrs. Forcible




, Coraline riesce a trovare gli occhi dei bambini e, per pura fortuna, riesce a trovare anche i genitori rinchiusi in una piccola boccia di cristallo. 
SPOILER Tuttavia, non è ancora finita: la mano del mostro è viva e segue Coraline per rubarle la chiave della porta e riportarla alla sua padrona. 
Coraline, con l'aiuto di Wybie, riesce a distruggere la mano e a gettare i suoi pezzi, insieme alla chiave, in un pozzo profondissimo.
Come andrà a finire?...lo lascio scoprire a voi! :) 


Commento e curiosità:



Nonostante abbia apportato alcune modifiche alla storia e ai personaggi, il regista ha tenuto a sottolineare di aver mantenuto il più possibile i toni gotico/fiabeschi del racconto.

Nella versione originale alcuni personaggi si riferiscono all'Altra Madre con il termine Beldam, che in inglese è un termine arcaico per indicare un demone femmina o una strega, dando quindi al personaggio una precisa identità. Nella versione italiana il termine è stato tradotto con un generico "megera", che fa perdere gran parte del senso voluto dall'autore del racconto da cui il film è tratto.
Una differenza importante trail film e il libro è che:
Nel film Coraline viaggia quattro volte nell'Altro Mondo. 
Nel libro solamente due, una allegra e una terrificante;
 ed inoltre Il giardino incantato non c'è nel libro.
Il primo occhio è nel baule della camera di Coraline nell'altro mondo 
e l'Altro Padre non affoga nel laghetto del giardino,
 viene rinchiuso in una cantina dall'Altra Madre.

Spero vi sia piaciuto :) ecco per voi il trailer del cartone animato.



sabato 29 agosto 2015

Novità: I miti più conosciuti nel mondo

I miti africani:




Il colore della luna:

Un tempo, il sole e la luna, moglie e marito, vivevano insieme d'amore e d'accordo.
Accadde però un giorno che il sole, tornando a casa dal solito giro intorno al mondo, non trovasse la cena pronta.
La luna si era lasciata vincere dalla pigrizia e aveva sonnecchiato tutto il giorno.
"Va almeno a prendere l'acqua" le ordinò di malumore il marito.
Niente. La Luna ciondolava di qua e di là, e non si muoveva.
Brontolando, il Sole riempì un paiolo d'acqua e, acceso il fuoco, si dispose a cuocere la polenta.
La Luna stava a guardare.
A cottura ultimata, il Sole rovesciò sul tagliere il fumante cibo e si dispose a cenare.
Non si era ancora seduto che la Luna si precipitò sulla polenta e se ne tagliò un'enorme fetta.
A quella vita, il Sole perdette quel poco di pazienza che ancora gli era rimasto;
"Ah, Infame pigraccia, Per mangiare sei lesta, ma quanto a sfacchinare in cucina, è toccato a me". E afferrato il tagliere, con la polenta sopra, lo scagliò alla Luna che, dolorante e vergognosa corse a nascondersi.
Da allora Sole e Luna non si sono più riappacificati, non sono più usciti insieme per le vie del cielo e la Luna attende per mostrarsi che il marito si sia ritirato.
Così noi la vediamo sola, nel cielo, ancora tutta gialla di polenta.




I miti delle Americhe:






L'uomo di mais:


All'inizio dei tempi, gli dei Gucumatz e Huracàn crearono il mondo.
Poi, con la forza della loro parola creatrice lo riempirono di uccelli, pesci e mammiferi, nella speranza che queste creature cantassero le loro lodi.
Ma gli animali emettevano solo suoni sgraziati e schiamazzi senza senso.
Allora gli dei inorriditi dissero: " Creeremo altri esseri, che siano ubbidienti. Voi accettate il vostro destino: le vostre carni verranno sminuzzate"
 (si spiega così anche l'origine della caccia).
Gli dei tentarono di dar vita agli uomini, perchè li venerassero con la preghiera e i sacrifici.
Dapprima tentarono di plasmare un uomo con il fango e l'argilla, ma ne nacquero solo esseri molli e informi, con la testa ciondolante e privi di forze.
Allora li sciolsero nelle acque del mare e chiesero consiglio al dio antenato Lxpiyacoc e alla sua sposa Lxmucanè, che dissero loro "Provate con il legno: sicuramente è più resistente e adatto al vostro scopo!".
I fantocci di legno apparvero subito più solidi di quelli di fango, ma erano privi di intelligenza e di grazia, tanto che il dio Huracàn, in un impeto di rabbia, scatenò una tempesta che li distrusse tutti.
Alla fine gli dei trovarono dei chicchi di mais gialli, bianchi, neri e rossi.
Imucanè li ridusse in farina, vi aggiunse l'acqua e con la pasta modellò i primi uomini: quattro maschi e quattro femmine.
Subito essi cominciarono a lodare gli dei, che dapprima sorrisero soddisfatti.
Ma le nuove creature erano troppo intelligenti e curiose, tanto che sembravano vedere e capire più degli dei stessi.
Allora Huracàn fece scendere su di loro una nuvola densa, che gli impedì loro di vedere troppo lontano.
Così gli uomini dovettero affidarsi alle divinità per ottenere la conoscenza e comprendere i misteri della vita.



Nonna ragno ruba il sole:


In principio c'era soltanto oscurità, e nessuno riusciva a vedere qualcosa.
Gli uomini continuavano a urtarsi l'un l'altro e a brancolare alla cieca.
Essi dissero: "Ciò che occorre a questo mondo è la luce!"
La volpe disse che conosceva certa gente dall'altro lato del mondo che aveva una grande quantità di luce, ma che era troppo avida per dividerla con gli altri.
L'Opossum disse che sarebbe stato felice di rubarne un pò.
"Io ho una coda folta" disse.
Quindi si avviò verso l'altro lato del mondo.
Là trovò il sole, prese un pochino di luce e la stivò nella sua coda. 
Ma la luce era calda e bruciò tutta la pelliccia.
La gente scoprì il suo furto e si riprese la luce, e per sempre, da allora, la coda dell'Opossum fu pelata.
"Lasciatemi tentare", disse la Poiana.
"io conosco qualcosa di meglio che nascondere un po di luce rubata nella coda. 
La metterò sulla testa!".
Volò dall'altro lato del mondo e tuffandosi dritta sul sole, afferrò un suo raggio. 
Se lo mise sulla testa, ma quello le bruciò le piume.
La gente le acchiappò il sole e per sempre da quel momento la testa della Poiana rimase pelata.
Allora Nonna ragno disse:"Lasciatemi tentare!".
Con la creta fece innanzitutto una pentola ben spessa.
Poi filò una ragnatela sino a raggiungere per tutto il tragitto l'altro capo del mondo.
Era così piccola che nessun individuo tra quella gente notò il suo arrivo.
Veloce Nonna Ragno portò agli uomini il sole e il fuoco e insegnò anche al nostro popolo l'arte di costruire le ceramiche.



I miti Nordici:




Dalla voragine immane nasce il mondo:


All'inizio dei tempi non c'era nulla: non sabbia, non mare, né fresche onde; non esisteva la terra e neppure la volta del cielo e l'erba non crescva in nessun luogo.
C'era soltanto il Ginnugagap, la voragine immane degli abissi.
A nord e a sud della voragine nacquero due mondi opposti: a settentrione nacque Niflheimr, che era la dimora del freddo, del buio e del giaccio, con al centro un pozzo gelido, da cui hanno origine molti fiumi impetuosi, detti Elivagar.
Ma dalla parte opposta, a meridione, nacque un altro mondo detto Muspell: è una regione lucente, asciutta e torrida, custodita da un gigante con una spada fiammeggiante.
Si narra che gli Elivagar, scorrendo lontano dalla loro sorgete, inondarono il Gunnigagap con le loro acque velenose, che si indurirono in superficie formando una scorza di ghiaccio.
Su questo ghiaccio cadde una pioggerella che si congelò stratificandosi in brina.
Così il baratro degli abissi era a nord avvolto nell'oscurità, bagnato dalla pioggia e battuto dai venti gelidi di Niflheimr; a sud invece era caldo e illuminato dalle scintille di Muspell.
Avvenne poi che la brina gelida si incontrò col vento caldo; essa si sciolse e cominciò a gocciolare, e da quelle gocce ebbe origine la vita.
Il primo essere fu il gigante Ymir.
Di lui si dice che mentre dormiva strillò sudore e per questo gli crebbero, sotto una mano, un uomo e una donna.
Ymir era nutrito da una mucca, Audumla, nata come lui dalle gocce di brina: dalle sue mammelle scorrevano quattro fiumi di latte. 
Per sfamarsi, Audumla leccò le pietre, ne uscirono i capelli di un uomo, il secondo giorno la testa, e il terzo tutta la persona.
Costui fu il primo uomo sulla terra e si chiamò Buri, il generante.



I miti Greci:




Orfeo ed Euridice: Amore e Morte


Il poeta Orfeo aveva da poco sposato la bella ninfa Euridice, di cui era molto innamorato.
Ma un brutto giorno la sua sposa, mentre vagava per i prati, venne morsa al tallone da un serpente e morì.
Orfeo la pianse a lungo sulla terra.
Poi, disperato, osò discendere fino al regno dei morti per cercarla.
Avanzando tra i fantasmi, si presentò a Persefone e a suo marito, signore del triste regno dei defunti.
Facendo vibrare le corde della lira, così prese a dire cantando: " O dei del mondo che sta sottoterra, dove tutti veniamo a ricadere, la ragione del mio viaggio è mia moglie, a cui una vipera ha troncato la vita.
Avrei voluto poter sopportare questo dolore, ma Amore ha vinto!
Egli è un dio ben noto lassù, sulla terra, e anche voi certo avete sperimentato la sua potenza.
Per questi luoghi paurosi, per i silenzi di questo immenso regno dell'abisso, vi prego, ritessete il filo prematuramente spezzato della vita di Euridice!
Tutti quanti vi apparteniamo di diritto e dopo un breve soggiorno sopra, presto o tardi ci affrettiamo verso questa sede, che è la stessa per tutti.
Anche la mia amata sarà vostra un giorno: vi prego solo di darmela in prestito. 
Ma se il destino mi nega questa grazia, piuttosto prendete anche me!".
Piangevano le anime esagui mentre Orfeo diceva queste cose e accompagnava le parole con il suono della lira.
Persefone non ebbe cuore di opporre un rifiuto a quella preghiera; e chiamò Euridice.
Era essa tra le ombre nuove, e venne avanti con passo lento, per la ferita.
Orfeo la prese per mano, e insieme ricevettero l'ordine di non volgere indietro lo sguardo finché non fossero usciti Dall'oltretomba.
Altrimenti la grazia sarebbe stata vana.
Si avviarono attraverso muti silenzi per un sentiero in salita, ripido, buoi, immerso in una fitta e fosca nebbia.
E ormai non erano lontani dalla superficie, quando, nel timore che le i scomparisse di nuovo, e desideroso di rivederla, Orfeo pieno d'amore si voltò.
E subito Euridice scivolò indietro, e tendendo le braccia, cercò invano di aggrapparsi a lui e di essere riafferrata: il povero Orfeo strinse solo l'aria sfuggente.
E già di nuovo morendo Euridice non rimproverò il marito
(e di che cosa poteva lamentarsi, se non di essere amata!) 
e gli disse per l'ultima volta addio, un addio che a stento giunse alle sue orecchie.
E rifluì di nuovo nell'abisso.




Deucalione e Pirra:



Dall'alto dell'Olimpo Zeus osserva gli uomini che diventano ogni giorno più violenti e più crudeli; quando gli sembra raggiunto il limite di ogni empietà, chiama a raccolta gli dei e solennemente comunica il suo piano: disperdere per sempre la stirpe degli uomini.
e già sta per scagliare un fulmine dopo l'altro per incendiare la terra quando viene assalito da un dubbio. se le fiamme arrivano fino al cielo e lo incendiano?
Meglio non scherzare col fuoco e affidare all'acqua il compito della distruzione.
Posato il fulmine, Zeus scatena i venti e raduna le nubi piovose.
Poseidone, il dio del mare, lo aiuta, ordinando ai fiumi di allagare le pianure, strappare gli alberi, trascinare nei flutti uomini e animali.
Poco dopo la terra è irriconoscibile.
Le case sono travolte dalle acque, i campi sono sommersi, i pesci guizzano tra i rami degli alberi.
Gli uccelli non sanno più dove posarsi e cadono in acqua, travolti insieme ai lupi e alle bestie di ogni tipo.
Quei pochi che, con un'imbarcazione, erano riusciti a salvarsi dalle acque, muoiono per mancanza di cibo.
Solo una piccola barca porta due esseri ancora vivi: Deucalione e Pirra.
La loro barca approda sulla cima del monte Parnaso, l'unico che le acque non hanno del tutto sommerso.
Quando Zeus li vede, conoscendo la loro bontà e devozione, vuole salvarli e ordina alle acque di ritirarsi.
Quando le acque si ritirarono, i due vedono un mondo vuoto e silenzioso.
Spaventati, corrono ad un tempio vicino pregando gli dei di non lasciarli soli sulla terra.
Come risposta sentono una voce che dice: "Gettate dietro di voi le ossa della vostra grande madre".
Pirra non capisce bene, ma Deucalione la rassicura: la madre comune di tutti è la terra e le sue ossa sono le pietre.
Allora, pur dubitando, i due cominciano a camminare e , raccolte delle pietre, le lanciano dietro di sè.
appena toccata la terra, le pietre diventano più grandi, poi prendono una forma  umana, si animano e diventano esseri viventi.
Le pietre gettate da Pirra diventano altrettante donne.
Così il mondo ripopola di una stirpe nuova, dura e pronta a tutte le fatiche.



Fede<3

venerdì 28 agosto 2015

Recensione libro: La Gallina Volante



Scheda Libro:

Autore: Paola Mastrocola
Genere: Romanzo ???
Casa editrice: Guanda
Anno: 2000
Riconoscimenti: Premio Italo Calvino per l'inedito,
Premio selezione Campiello,
Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice 

Recensione:


Prima di tutto parliamo dell'autrice; Paola Mastrocola è nata nel 1956 a Torino, dove tutt'ora risiede.
Laureata in Lettere, insegna presso un liceo scientifico. 




Inizia a scrivere libri per ragazzi per poi passare ai romanzi. La sensibilità educativa e l'esperienza didattica si traducono in situazioni narrative nelle quali ci mostra la realtà della scuola italiana di questi ultimi anni. 


La Gallina Volante è il romanzo che l'ha resa famosa al grande pubblico.

"Un romanzo fuori dal comune, non solo perché intelligente e avvincente e profondo e ben scritto ma - cosa rara - perché umano."

Giovanni Pacchiano, Corriere della sera

La voce narrante della storia è Carla, un'insegnante in un liceo di Torino (Coincidenze?...Io non credo), che si affeziona molto ad una sua studentessa, Tanni.

Tanni è un vero talento letterario e stringe amicizia con la professoressa, aiutandola nel suo progetto di riuscire a far volare una gallina.
Per allevare le sue galline Carla chiede aiuto al suo vicino di casa Isidoro e appoggio a suo marito Mario.


Commento:

Iniziamo col parlare dell'idea che permea tutto il romanzo: andare in profondità alle cose, scendere in verticale in opposizione alla vita orizzontale. 
Questo romanzo parla molto della scuola e di quanto spesso non si vada a fondo agi argomenti, ma anche della vita, di quanto al giorno d'oggi siamo orizzontali in tutto ciò che facciamo.





Ad esempio Carla considera il vecchio vicino di casa, Isidoro, una persona saggia: non ha avuto una grande istruzione, ma il lavoro che fa e il carattere che possiede sono verticali, sono approfonditi, e nel suo campo Isidoro è saggio.

Non sono d'accordo con la sua teoria sui giovani e la lettura però. La Mastrocola ci spiega che i giovani d'oggi non leggono perché hanno altri hobby. Io sono contraria, ho sempre fatto uno sport e studiato, eppure sono sempre riuscita a leggere e la mia libreria è colma fino al soffitto.

Ci sono altri punti del libro che non condivido, eppure mi ha coinvolta molto, forse è vero che non ci farebbe male tornare un po' indietro e scavare alle radici delle cose....


"Io ho un sogno, un'ambizione, un segreto. Io devo riuscire a far volare una gallina.

Le galline, si sa, volano. Volano perchè hanno le ali.

In genere le galline non volano. Perchè non usano le ali. Ma se le usassero...
Perchè le galline non usano le ali?
Il problema dunque è riuscire a far usare le ali alle galline."


Quante volte noi non usiamo le ali? Quante volte abbiamo la possibilità di fare qualcosa e non lo facciamo, sconfitti dalle nostre presunte difficoltà e dalla nostra paura di volare? Quante volte preferiamo restare tranquilli nel nostro 'pollaio' quotidiano?
E così Carla, la protagonista del romanzo, oltre a far volare una delle sue ventiquattro galline, vuole riuscire a far volare i suoi alunni.


Shawy <3

giovedì 27 agosto 2015

Recensione fumetto Peanuts" di Charles M. Schulz







Peanuts (letteralmente noccioline ma qui nel senso di "piccolezze" o "cose da poco") è un fumetto giornaliero scritto e illustrato da Charles Monroe Schulz, pubblicato dal 2 ottobre 1950 al 13 febbraio 2000 (il giorno dopo la morte dell'autore).
Nel 1999 Schulz decise di smettere di disegnare le strisce dei Peanuts perché non più in grado di andare avanti con la serie.
La striscia Peanuts nacque originariamente con il titolo di Li'l Folks (personcine).
Peanuts è stata probabilmente la striscia a fumetti di maggior successo popolare tra gli anni 1965 e 1980, che possono esserne definiti il culmine. Moltissimi sono stati i libri e le raccolte pubblicati. Tuttavia, a metà degli anni ottanta altre strisce hanno raggiuntoPeanuts in popolarità:
 tra esse Doonesbury, GarfieldThe Far SideBloom County e Calvin & Hobbes

E' un mondo meraviglioso, quello di Shulz: semplice e complesso, fantastico e reale. Perchè in ogni personaggio si specchia una parte dei suoi lettori. Quasi che, attraverso i peanuts, attraverso la summa dei suoi personaggi, Shulz abbia voluto ritrarre le potenzialità di un'unica persona, capace di essere contemporaneamente un po depressa, un po bisbetica, un po sognatrice e mille altre cose insieme.
 Ecco perchè leggendo Peanuts, li riconosciamo subito: sono già dentro tutti noi.
Davvero non c'è una regola nelle impostazioni delle tavole di Shulz. 
A volte usa la gabbia più classica e regolare,
altre volte la mantiene regolare pur moltiplicando le vignette








altre volte si prende assoluta libertà, alternando totali a figure intere e qualche volta inserendo perfino un primo piano.








Molto spesso nei fumetti dei Peanuts le grida possono gettare un personaggio a terra, farlo rotolare in aria. 
Non si salta in aria solo per uno shock, ma anche per un grande divertimento. Ed evidentemente i personaggi sono leggeri come noccioline.
Non cè dubbio che Peanuts sia la striscia più popolare al mondo, punto d'origine di quell'epoca che critici hanno definito "THE AGE OF SHULZ".
Abituato a cocenti sconfitte al suo gioco preferito, il baseball, e alle delusioni in amore (per colpa della "ragazzina dai capelli rossi), 









Charlie Brown è solitario e maldestro, sfortunato e timido. 
Lo accompagna nella striscia un gruppo di coetanei con nevrosi quasi da adulti: La risoluta Lucy Van Pelt, il suo insicuro fratellino Linus, il "genio del pianoforte" Schroeder, il polveroso e sporco Pig-Pen, il neretto Franklin, l'energica Piperita Patty, la piccola Sally e ancora, Frieda, Marcie, Replica.







Un posto d'onore spetta al multiforme immaginifico bracchetto Snoopy, che a sua volta si porta dietro un intero mondo, costituito dai suoi innumerevoli parenti e dal gruppo di bizzarri uccellini che gli sta appresso. 





Su tutti, dal 1970 risalta Woodstock (l'uccellino giallo) , che deve il suo nome alla città che ospita il celebre festival musicale.



Ancora curiosità:


La vera e propria mania per i Peanuts è scoppiata quando, il 9 aprile 1965, la famosa rivista "Time" ne aveva pubblicato i personaggi in copertina.
Fra le varie reazioni, ce n'è in quella circostanza anche una decisiva: la Coca-Cola vuole realizzare uno special natalizio con Charlie Brown e compagni.
 Nasce così "A Charlie Brown Christmas", che venne trasmesso in tv il 9 dicembre di quell'anno: seguiranno 30 special in animazione, 4 lungometraggi cinematografici e un musical: "You are a Good Man, Charlie Brown".
Dal canto suo, Charlie Brown aveva già debuttato come testimonial per uno spot al servizio delle automobili Ford.




Fede <3

martedì 25 agosto 2015

Recensione libro "Amore" di Isabel Allende

 
 
 
Autore: Isabel Allende
Genere: letteratura internazionale
Editore:Feltrinelli
Data uscita:19/06/2013



Recensione:


In questo libro Isabell Allende mette insieme le parti più salienti delle sue letture sul sesso, l'amore e i sentimenti (come, per esempio, la gelosia) creando un libro del tutto innovativo.
Il libro si divide in più capitoli. Ogni capitolo ha come nome il preciso
 sentimento che Isabel va ad analizzare.
Nel capitolo “Il Risveglio” l’autrice confessa che anche per lei, come per tutti, l’ardore e il tumulto iniziali sono la parte migliore di ogni amore carnale.
 Dal capitolo “Primo amore”, cita una frase tratta da La Casa degli Spiriti:



 " La luna percorse tutto l’orizzonte, ma loro non la videro, perché erano intenti ad esplorare le profondità più intime, penetrando ognuno nella pelle dell’altro, insaziabilmente”. 



Nella sezione “La Passione” la Allende confessa che 
“il piacere di scrivere lentamente e nel dettaglio un incontro erotico, supera abbondantemente il piacere di viverlo”, poiché “pochi uomini sanno soddisfare una donna e molti meno sono interessati a farlo”.
 A seguire parla di “Gelosia”, “Amori contrastati”, “Eros e umorismo”, “Magia dell’amore”, “Amore duraturo” e finisce con il capitolo “Nella Maturità”.
 Qui dà il meglio di sé, quando scrive:
”Willie (il marito) disse che io ero la sua anima, che mi aveva aspettato e cercato nei primi cinquant’anni della sua esistenza, sicuro che prima di morire mi avrebbe trovato”. 
E ancora:



“Willie mi conosce più di me stessa e nonostante tutto mi ama.
 Siamo l’uno dell'altra, cosa si può volere di più” [...] 
“Con il naso sul suo collo ringraziai la fortuna di essere incappata per caso nell’amore che dopo tanti anni conservava ancora intatto il suo splendore.



 Abbracciati, leggeri nell’acqua calda bagnati dalla luce ambrata delle candele, sentii che mi fondevo con quell’uomo con cui avevo camminato per un percorso lungo e sconnesso, inciampando, cadendo, rialzandoci, tra litigi e riconciliazioni, ma senza mai tradirci.
 La somma dei giorni, dolori e gioie condivise, era già il nostro destino. 






Commento e curiosità: 

Se pensavate ad un libro erotico da parte dell’autrice rimarrete delusi. D’altronde l’Allende l’ha sempre detto: 

“Non ho mai scritto un libro erotico.
 Forse lo farò quando sarà morta mia madre, per non darle un dispiacere. 
Con la sessualità sta succedendo la stessa cosa che con la violenza: si esagera sempre di più per interessare un pubblico ormai sazio. 
Ormai non c’è niente di nuovo da offrire”.

Il libro è diviso nelle stagioni dell’amore.
 Dal Risveglio alla Maturità, passando per il Primo amore, la Passione, la Gelosia, gli Amori contrastati, Eros e umorismo, la Magia dell’amore e l’Amore duraturo.
 Isabel Allende introduce e sintetizza la visione di quel particolare aspetto della relazione, contestualizza i brani prescelti e ne approfitta per ripercorrere la sua autobiografia in materia amorosa, aggiungendo nuovi aneddoti all’affresco della sua vita

La scrittura è scorrevole, ogni pagina mi ha catturato in un mondo esotico di magia e amore. E' stato piacevole rileggere e riconoscere le pagine più belle dei suoi romanzi, permeate anche dall'ironia che la contraddistingue.
Una lettura davvero consigliata per lo meno a chi ama questa straordinaruia autrice. 

domenica 23 agosto 2015

Recensione film: Ti va di ballare? (Take the lead)



Scheda Film:

Regia: Liz Fiendlander
Titolo Originale: Take the Lead
Paese di produzione: USA 
Emittente: New Line Cinema
Emittente ita: Eagle Pictures
Anno: 2006
Genere: Sentimentale, romantico, drammatico
Lingua originale: Inglese
Durata: 108 min.


Recensione:

Ispirato alla vera storia di Pierre Dulaine, un danzatore di Manhattan, che si è dedicato ad insegnare danza ad un eterogeneo gruppo di ragazzi di liceo che hanno avuto problemi con la giustizia. 




L'affascinante Pierre Dulaine (Antonio Banderas), famoso ballerino e insegnante di ballo da sala, decide (dopo aver assistito ad un reato) di iniziare un corso di ballo da sala per i ragazzi con più problematiche.

Gli studenti sono inizialmente molto scettici nei confronti di Dulaine, specialmente quando apprendono che l'uomo intende insegnare loro a ballare; gradualmente però, vengono contagiati dall'entusiasmo e dall'impegno di Pierre e si spingono addirittura oltre ogni aspettativa, mescolando lo stile classico di Dulaine con le più moderne tendenze hip-hop, riuscendo a creare un genere molto energizzante e particolarissimo. 




Dulaine diventa una sorta di guida per questi ragazzi che spesso non hanno avuto grandi esempi a cui ispirarsi nella loro vita, e li incoraggia a prendere parte a una prestigiosa gara da ballo di New York, per mostrare a tutti e soprattutto a se stessi quel che hanno appreso. 
Dal canto loro gli studenti impartiranno a Dulaine preziose lezioni morali in cui emergono valori importanti quali l'orgoglio, il rispetto e l'onore.




Commento:

Una delle storie più originali che io abbia mai visto. Come si suol dire, a volte la realtà supera la fantasia.
Sapere che esistono persone come Pierre Dulaine che aiutano i meno fortunati e coloro che hanno perso le speranze ti fa riguadagnare fiducia nell'umanità.

Ci sono un paio di storie su cui il film si sofferma, in particolare quella di Larhette (Yaya Dacosta) Rock (Rob Brown). Questi due ragazzi si odiano, e anche per dei buoni motivi, ma grazie a Dulaine finiranno per andare d'accordo e trovare l'ammmmore.





La storia che ho preferito è stata quella di Sasha (Jenna Dewan), che tra due ragazzi, sceglie la danza, e non dico altro.




Tra le  tante altre vicende, scelgo di parlare di Pierre Dulaine e della sua campagna "educativa" la sua galanteria e le sue maniere da galanuomo che tenta di trasmettere ai ragazzi, insieme ad un po' di buon senso e di .... rispetto relativo della legge




Pierre però, non solo insegna, ma a sua vota impara dai ragazzi, dall'hip-hop al carpe diem, fino al coraggio.



Molti di voi lo conosceranno, ma per chi non l'avesse mai sentito ecco qui il trailer ;D



Inutile parlare dell'odio che provo per la traduzioni del titolo in italiano, Take the lead letteralmente significa "prendere il comando" nel linguaggio del ballo da sala significa guidare il parthner, ma può anche avere un doppio senso sottinteso: i ragazzi infatti "prendono il comando" della propria vita.

Shawy <3